L’hanno chiamata Minnie per 14 anni e così nuovi umani la chiamano ancora, anche se quella lettera iniziale a 3 gambe, in mezzo a una sequela di nomi felini che di regola cominciano per L, è la prima eccezione. Non è l’unica e, vi anticipo, c’è anche la proverbiale regola confermata dalle anomalie: quale, la enuncerà la sua mamma bipede alla fine di questa storia, l’ultima dei RaGatti (prima ci sono stati Leon, Lapo e La Mamy), ma credo che non vi sarà difficile intuirla prima.

La seconda eccezione è che Roberta non ha conosciuto Minnie attraverso un appello su Facebook, ma di persona, a Gattopoli Made in Biella, il rifugio biellese per gatti abbandonati e in difficoltà dove fa volontariato e dove questa anziana, regale micia è arrivata in seguito alla terza eccezione: se, nel caso dei suoi fratelli adottivi, le vite precedenti erano tutto un gioco di ricostruzioni, ipotesi e sorprese, la sua non è una storia fatta di omissis e supposizioni, ma una vicenda nota, con tanto di data di nascita reale appuntata sul libretto.

Ve la racconterò tra poche righe, ma prima c’è un’ultima eccezione, quella che ha dato origine a tutto – alla sua seconda vita, almeno. Minnie è tripode.

Quattro zampe le aveva, fino a qualche mese fa; zampe con cui gironzolava, grattava, cacciava. Aveva anche una famiglia, ma no, stavolta il termine non si addice; aveva dei padroni. L’avevano presa da cucciola e per 14 anni l’avevano tenuta, soprattutto fuori casa, con cibo, acqua e, a volte, qualche attenzione. Poi erano iniziati i problemi.

C’è qualcosa di strano nella zampa anteriore sinistra, lo nota una vicina; qualcosa di strano e brutto, che cresce e non ha intenzione di andarsene via da solo. Tumore, la diagnosi, e la risposta dei padroni non ammette risposte: niente faranno, niente hanno intenzione di fare, perché “di tumore muoiono anche le persone” (sic) e pure un antidolorifico per tamponare il male sembra loro uno spreco di soldi. Così è la vicina di prima a convincerli a rinunciare alla proprietà della gatta e ad affidarla alle cure di Gattopoli. Non c’è tempo da perdere; il prezzo è la zampa, ma la vita è salva. Di più: la vita sta per cominciare.

Minnie raccontata da Roberta

All’inizio mi ha fatto tenerezza perché l’ho sentita urlare dal dolore quando aveva male; poi mi ha fatto tenerezza quando la gente passava davanti alla sua gabbia, la guardava a diceva “Oh, poverina! Potessi la prenderei io, ma non posso perché mi fa pena” (quanti problemi si fanno le persone di fronte a un handicap fisico come il suo! Pensare che ho sempre pensato che avrei voluto accogliere un gatto tripode, tra i reietti delle adozioni), oppure “perché ho già un altro gatto“, “perché ne ho già due…”.

E così ho deciso di adottarla, anche se di gatti ne ho già tre.

Era l’8 aprile 2022 quando è venuta a casa con me: ho pensato di farmi un regalo di Pasqua, perché quel giorno era il Venerdì Santo e le ho dato – spero – una rinascita.

Certo, non è facile, anche per lei: è passata da vivere fuori, da sola, per 14 anni, a condividere la casa (ma non il suo prezioso cuscino verde: quello rimane la sua tana sicura) con altri tre fratelli felini. Anche le coccole umane per lei sono ancora qualcosa di strano. E ritrovarsi senza una zampa non ha aiutato il suo carattere: il veterinario che l’ha operata ha detto che spesso ha notato un peggioramento nell’attitudine dei mici che hanno subito un’amputazione, anche se credo che anche prima non fosse la gatta più socievole del mondo. Ah, premetto che in gabbia a Gattopoli non soffiava, era dolcissima; è stato solo quando è arrivata a casa che si è rivelata una soffiona incredibile, poco avvezza alle coccole! Però mi ha rubato il cuore lo stesso e lo stesso è la mia piccola.

Lei, Lapo, Leon, La Mamy: sono tutti i miei bambini, tutti con una particolarità che li rende unici. Di qualcuno mi ha colpito il temperamento, di altri la storia; c’è quello coccolone, quella mangiona, quello timido, quella che non ne vuole sapere di essere presa in braccio.. però, a prescindere da tutto il resto, quando un gatto entra a casa mia non ne esce più, qualunque sia il carattere, qualunque situazione ci sia da affrontare.

Se c’è una regola, è presto detta: a me interessa solo dare una casa ai più sfortunati. Non ho avuto figli, forse questa è la mia missione nella vita; cerco di fare qualcosa di buono e spero di farlo ancora per molto tempo.

La pagina Facebook di Leon, Lapo, La Mamy i ragatti del trespolo

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