Se fossi ligia alle regole di Progetto gOldies, un blog che è una dichiarazione d’amore agli animali anziani, la storia di Minù non dovrebbe essere qui: questo cagnolino dallo sguardo furbo è un giovanotto, in confronto alle vecchiette e ai vecchietti che abbaiano e miagolano su queste pagine.

Invece la sua storia c’è (e vi avverto: ne troverete, nelle prossime righe, di cose che non dovrebbero esserci e invece ci sono, eccome se ci sono) per almeno due motivi che lo rendono un gOldie ad honorem.

Il primo è che l’ho conosciuto proprio grazie a Progetto gOldies per mezzo di Anna, l’umana di Maya, che me l’aveva ribadito da subito e in modo categorico: “Devi incontrare la mia amica Donatella e raccontare la storia di Minù!”.

Il secondo è che questo blog nasce per raccontare piccole storie giganti e, soprattutto, per celebrare la vita; e, accidenti, di rado ho visto tanta gioia per il semplice fatto di stare al mondo come quella che irradia dal sorriso (davvero: guardate le foto) di Minù e dalle sue corse.

Due aspetti non così scontati, ora che aggiungo un dettaglio: Minù è un cagnolino disabile. E non di una disabilità nascosta, timida o appena accennata. Roboante e teatrale, ecco com’è la sua disabilità.

Anna me l’aveva anticipato e di animali diversamente abili ne ho visti parecchi, ma non ero preparata all’impatto della sua entrata in scena. Come se la cinepresa di Baz Lurhmann avesse provato a restituire l’energia di questo Quasimodo (di Notre Dame, versione Disney) bianco-crema, veloce come un’apparizione, con tre zampe (di cui due funzionanti) e un pezzo, con l’urgenza e la postura di un adolescente che spinge sullo skate per arrivare prima verso qualcosa di meraviglioso, alla testa di una decina di altri cani abbaianti e scodinzolanti. La grande, colorata e vivace famiglia di Donatella (a cui si aggiungono i trovatelli in stallo in attesa di trovare casa) e, brillante di energia e di solarità, catalizzatore nato, Minù.


La storia di Minù

Sembrava un incidente. Un cancello, forse, che si era richiuso improvvisamente su quel cucciolo di Marsala pronto a salire al Nord e che gli aveva inibito l’uso di una zampetta. Così, almeno, aveva detto la volontaria del posto a Donatella. Lei avrebbe dovuto ospitarlo per poco nella sua casa, tra Asti e Torino; giusto il tempo necessario a finalizzare un’adozione già avviata a Como. Era novembre, l’anno il 2016.

Sembrava un incidente, però… c’è qualcosa che non torna. Dopo pochi giorni, anche l’altro arto posteriore diventa rigido e atrofico.
Iniziano i pellegrinaggi dai veterinari. Il primo parla di anca lussata; altri due consigliano direttamente l’eutanasia, perché “un cane paralizzato e incontinente porta solo problemi“. È la stessa soluzione che sostiene il veterinario a cui si rivolge chi voleva adottarlo e che, dopo tutte le prospettive infauste, non se la sente più. “Io assolutamente non lo condanno” dice Donatella. “Minù, il giorno dopo, torna da me: lo volevo indietro immediatamente, subito, per evitare che quel legame che si era creato nei giorni precedenti si dissolvesse”.

Ancora, però, manca una diagnosi. E così si decide di prenotare una visita a Lodi, da un professore veterinario che ha risolto già tanti casi ritenuti impossibili, e così la causa di tutto ha un nome: neospora, “un bastardissimo protozoo parassita che normalmente si insedia negli arti posteriori e comincia a cibarsi di nervi, tendini, muscoli e midollo spinale”. E così, anche, ma con un ritardo letale, possono iniziare le cure: 21 giorni di antibiotico per fermare la malattia, “ma dopo” ricorda Donatella “il nulla: forse un intervento… forse… ma Minù non avrebbe più camminato se non con il supporto di un carrellino. E, in ogni caso, avremmo dovuto aspettare almeno i 6 mesi per poi decidere qualsiasi altra cosa”.

Nel frattempo Minù comincia la fisioterapia per mantenere in attività le zampette posteriori; nel frattempo si cercano sempre soluzioni, con ricerche su internet e tam-tam tra volontari. Esce la storia di una maremmana, Chanel, che aveva gli stessi problemi di Minù, ma che, dopo una cura sperimentale con farmaci che si trovano solo in Germania, è riuscita a rimettersi in piedi. Donatella prova anche questa, le prova tutte. “Dopo una lunga telefonata, prenoto i medicinali in Germania e attendo la spedizione per iniziare immediatamente questa terapia alternativa, dove ripongo tutte le mie speranze”. E Minù, intanto, ripone tutte le sue speranze in Donatella.

Sarebbe bello scrivere che sì, quelle cure hanno ridato vigore alle sue zampe. Ma non sarebbe vero. E sarebbe bello scrivere che la sfortuna ha smesso di accanirsi su di lui, ma, purtroppo, non sarebbe vero neanche questo: due anni fa un trombo ha fermato la circolazione del sangue in una zampetta di Minù ed è stato necessaria amputarla.

Però una cosa non solo sarebbe bello scrivere, ma lo è, perché è vera: questa di Minù non è una storia triste. Più lo guardavo, sereno, allegro, dispettoso, più i suoi limiti fisici passavano in secondo piano. Quando sono salita sulla macchina di Anna e Raffaele per tornare a casa, non avevo in mente un povero cane paralizzato, un derelitto da compatire e a cui dedicare pensieri pietosi; avevo in mente, e ho tuttora, due meravigliosi occhi traboccanti di gioia e un sorriso così grande che si è attaccato anche sulle mie labbra, per tutto il viaggio di ritorno e oltre.


“Minù-Minù!”

Minù-minù! Minù-minù! Chiamalo così e vedrai che arriva!”.

Provo a fare come dice Donatella e la messa a fuoco della macchina fatica a stargli dietro: in un lampo Minù è già arrivato, col suo sorriso immenso e quelle zampette che, sì, lo fanno camminare così così, ma volare benissimo (e infatti, dopo un po’ di tempo col carrellino, si è stufato e ha fatto capire alla sua umana che non ha bisogno di ausili esterni per andare dove gli va).

E anche se la scienza ha confutato la celebre frase di Mary Kay Ash sul bombo che non potrebbe volare per la sua struttura fisica, ma, visto che non lo sa, vola lo stesso, è quello il pensiero che non se ne va per le ore che trascorro con lui: un cagnolino che non avrebbe dovuto esserci, che non avrebbe potuto muoversi, che se ne frega di quello che gli altri hanno detto di lui e si libra più in alto di tutte le parole, con ali fatte di immenso amore per la vita, per la corsa e, più di tutto, per Donatella.

Minù esplora, fa il galante con le femmine, ammonisce i maschi, si appoggia sulla schiena morbida di una vecchia maltesina, si mette vicino al camino, torna fuori ad annusare l’erba, corre, vola. E, in tutto questo, mai una volta perde di vista la sua umana.

Le terapie sono tante e sgradevoli. I pannolini, necessari per evitare piaghe e lacerazioni (motivo della sua prima visita alla clinica Animal Mundi di Poirino, che gli ha dedicato questo bel pezzo), sono fastidiosi. Eppure Minù si mette in posizione da solo per farseli cambiare da Donatella, non si sottrae alle sue iniezioni, non rifiuta le pastiglie.
Quella frase che ci ripetiamo quando il senso di colpa ci attanaglia, “lo faccio per il tuo bene”, Donatella non ha bisogno di dirla. Minù lo sa.

Che sia per quella simbiosi, prima forzata e poi necessaria, e necessaria per entrambi; che sia perché quei due erano destinati a incontrarsi; che sia per motivi razionali, irrazionali, comprensibili o solo lontanamente intuibili: che sia perché quei due erano destinati a incontrarsi. Che sia perché e come sia: tra quei due c’è qualcosa di grande, grande davvero.

In una storia normale direi che Minù è l’ombra di Donatella, ma questa storia, ormai è chiaro, di normale ha ben poco e tanto vale sovvertire ancora un luogo comune. Allora luce, perché questo sono l’una per l’altro, nonostante tutte le difficoltà, la paura, la fatica: Minù è la luce di Donatella e lei lo è per lui. Perché, anche se Donatella ha detto poco (molte parole le ho prese da quello che ha scritto negli anni, sulla pagina dove da sempre condivide le vicissitudini di Minù e degli altri cani di cui si occupa), i suoi gesti hanno detto tutto.

E così, anche se non ha voluto essere fotografata, poco importa: il suo ritratto più bello e sincero lo racconta lo sguardo innamorato di Minù.

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